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Le buone prassi per i genitori

Cosa devono fare i genitori se la scuola propone una valutazione psicologica?
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Cosa devono fare i genitori se la scuola propone una valutazione psicologica?

Innanzitutto non devono spaventarsi: le difficoltà scolastiche possono avere molteplici cause e nella maggior parte dei casi sono problemi risolvibili se trattatati con attenzione e competenza. E’ poi opportuno chiedere agli insegnanti un resoconto dettagliato delle difficoltà da loro rilevate (magari per confrontarle con quelle che i genitori stessi hanno già riscontrato a casa), il motivo secondo il quale è ritenuta necessaria una valutazione e se sono stati messi in atto delle strategie atte a risolverle. Oltre che eventualmente accettare il consiglio di rivolgersi ai specialisti privati o ai servizi pubblici, sarebbe, infine, utile chiedere anche al minore stesso che idea si è fatto delle sue difficoltà: a volte i diretti interessati sono sorprendentemente consapevoli di che cosa non vada.

Come viene fatta la valutazione delle difficoltà del minore?
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Come viene fatta la valutazione delle difficoltà del minore?

La valutazione comprende, normalmente, una serie di colloqui con diversi specialisti: psicologo, neuropsichiatra, logopedista, psicomotricista etc. Il numero può variare da tre a cinque a seconda dell'età, dei tempi di attenzione, della disponibilità del bambino/ragazzo e della complessità del caso. In genere il primo colloquio avviene in presenza dei genitori, durante il quale si raccolgono più informazioni possibili sul minore (vita scolastica, sviluppo, personalità, relazioni…); in seguito il minore sarà solo alla presenza dello specialista per una serie di prove: si comincia con l'osservazione del minore in alcuni contesti di gioco o di lavoro e con colloqui conoscitivi. Si procede quindi alla somministrazione di test generici per la valutazione del QI, di alcune competenze di base relative all'età (linguaggio, letto-scrittura, autonomie). Seguono prove specifiche a conferma della diagnosi ipotizzata e per individuare con più precisione le azioni utili per un trattamento. L’ultimo colloquio sarà nuovamente con il genitore, durante il quale saranno esposti i risultati della valutazione ed eventuali proposte di trattamento e/o certificazione.

Cosa deve rilasciare l'ente o lo specialista alla fine della valutazione?
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Cosa deve rilasciare l'ente o lo specialista alla fine della valutazione?

Se al minore fosse riscontrato un disturbo o una disabilità, alla famiglia deve essere rilasciata una diagnosi con un codice indicante lo specifico disturbo dello studente e quelli che sono i suggerimenti che la scuola deve seguire per stilare il PDP o il PEI. E’ inoltre buona prassi che venga rilasciata anche la diagnosi funzionale (obbliagatoria per legge in caso di verbale secondo la legge 104/92), necessaria per una migliore pianificazione della futura didattica. Se ci si è rivolti alle ASL, è possibile che questa venga spedita a casa o consegnata dopo alcuni giorni all’ultimo colloquio con la famiglia. Dal privato viene consegnata in tempi, di solito, più brevi. Qualora non fosse riscontrato un disturbo specifico, lo specialista può rilasciare comunque una relazione che può essere seguita dalla scuola, ma con nessun obbligo di legge. La scuola, se lo ritiene opportuno, può stilare lo stesso un piano didattico personalizzato per aiutare il minore, ma, per poterlo attuare, deve essere controfirmato dal genitore. Se nulla viene fatto, i genitori hanno il diritto di invitare gli insegnanti ad una didattica più sensibile e conforme all'attuale normativa.

Cosa deve fare la famiglia una volta ricevuta la relazione con il riconoscimento dei BES?
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Cosa deve fare la famiglia una volta ricevuta la relazione con il riconoscimento dei BES?

Una volta ricevuta la relazione dallo specialista, la famiglia deve portarla a scuola, assieme al documento di consegna e liberatoria. In seguito è opportuno accertarsi che tale documentazione venga letta dagli insegnanti di riferimento della classe dello studente. E' opportuno, quindi, programmare un contatto telefonico o di persona con l'insegnante coordinatore di classe, e qualora presente, il referente per l'inclusione.

Cosa può fare lo specialista per aiutare il minore oltre alla valutazione?
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Cosa può fare lo specialista per aiutare il minore oltre alla valutazione?

La valutazione sta alla base di qualsiasi intervento d’aiuto. Un’accurata analisi delle problematiche è necessaria per aver chiaro che progetto attivare. Lo psicologo specializzato, oltre alla valutazione, infatti, ha un ruolo importantissimo, che è quello di proporre al minore un programma di potenziamento di quelle abilità che dalla valutazione fossero risultate carenti. Lo psicologo, inoltre, suggerisce al bambino o ragazzo quali possano essere per lui le migliori strategie nello studio e lo segue nel tempo, monitorando la situazione in modo tale che continui a migliorare. Potrebbe essere necessario anche un affiancamento alla famiglia e agli insegnanti, per spiegare loro cosa fare e cosa no. Purtroppo questi compiti sono lasciati, dal nostro sistema sanitario, quasi totalmente a competenza dei privati. In alcuni casi è possibile chiedere l'intervento di educatori gestiti dal comune.

La famiglia ha l’obbligo di portare il proprio figlio in valutazione o di consegnare la diagnosi alla scuola?
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La famiglia ha l’obbligo di portare il proprio figlio in valutazione o di consegnare la diagnosi alla scuola?

La famiglia può scegliere di portare o meno il figlio al servizio e può anche scegliere in assoluta libertà di non consegnare l’esito della valutazione alla scuola. Tuttavia è vivamente consigliato seguire il consiglio degli insegnanti, se è chiaro che questo sia ben motivato. La valutazione, inoltre, è in genere ben accolta dal minore, che spesso è curioso di capire che cosa non sta funzionando e potrebbe provare sollievo nel sapere che le sue difficoltà dipendono da disturbi specifici e non da scarsa volontà o intelligenza generale deficitaria.

Perché è un bene fare la valutazione e comunicare l’esito alla scuola?
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Perché è un bene fare la valutazione e comunicare l’esito alla scuola?

Perché questo, se da una parte obbliga, da normativa, gli insegnanti ad attivare tutte le risorse disponibili, dall'altra da loro una maggiore libertà nell'aiutare lo studente e di farlo nel modo migliore.

Come conviene relazionarsi con il proprio figlio relativamente al disturbo e alla vita scolstica?
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Come conviene relazionarsi con il proprio figlio relativamente al disturbo e alla vita scolstica?

IniziaImente è fondamentale essere sinceri e trasparenti. Bisogna dire al proprio figlio che cosa sta succedendo con parole idonee all'età e alle capacità di comprensione, le cause delle sue difficoltà e con calma spiegargli come tutti lo sosterranno e lo aiuteranno nei suoi sforzi. E’ meglio evitare espressioni compassionevoli o al contrario sminuire il problema. E’ assolutamente sconsigliato far finta che non sia successo nulla o peggio colpevolizzarlo, perché non è mai in nessun caso colpa sua.

Lo specialista ha l’obbligo di recarsi a scuola per conferire con gli insegnanti?
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Lo specialista ha l’obbligo di recarsi a scuola per conferire con gli insegnanti?

Nel caso dei DSA  o altri tipi di BES no, anche se sarebbe molto utile. Nel caso di certificazione tramite legge 104, invece, il neuropsichiatra dell'ASL che ha in carico lo studente, è obbliagato agli incontri stabiliti dal Gruppo Operativo (GLO) della scuola frequentante. Data l'ampia mole di lavoro che ciò richiede agli specialisti, in alcuni casi garantiscono la loro presenza solamente al primo incontro del GLO al momento del passaggio da un livello scolastico all'altro.

Gli specialisti privati non sono obbligati a partecipare agli incontri, ma una figura può essere selezionata e invitata dalla famiglia.

Ogni quanto si deve fare la valutazione e il rinnovo della documentazione scolastica?
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Ogni quanto si deve fare la valutazione e il rinnovo della documentazione scolastica?

La valutazione, in genere, è bene farla all’inizio di ogni ciclo scolastico o ogni qualvolta lo si ritenga necessario.

Il PDP o il PEI vanno stilati ogni anno entro i due mesi dall’inizio dell’anno scolastico e in ogni caso il prima possibile dalla ricezione della diagnosi.

Cosa fare se le difficoltà a scuola permangono?
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Cosa fare se le difficoltà a scuola permangono?

Innanzitutto bisogna discuterne con gli insegnanti (meglio se tutti assieme). I motivi potrebbero essere anche semplicemente legati a delle strategie di azione che si pensavano utili e che invece non lo sono state. A volte, invece, capita che le linee guida del PDP/PEI non vengono messe in atto. Se questo fosse il caso, è importante avvertire l'insegnate coordinatore o, se necessario, la presidenza per sollecitare un cambiamento. Potrebbe essere utile contattare lo specialista di riferimento per aiutare gli insegnanti, qualora si trovassero in difficoltà nel capire come individuare o raggiungere gli obiettivi.

La nuova normativa, DI 153/2023 – Disposizioni correttive al decreto interministeriale 29 dicembre 2020, n. 182, ha previsto all'interno dei documenti PEI spazi appositi per il monitoragio e la revisione periodici. E' pertanto possibile correggere il tiro strada facendo, man mano che la conoscenza dell'alunno da parte dei docenti aumenta.

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