Con l’incontro di sabato 18 aprile si è concluso il ciclo di seminari del CTS Venezia, dedicati allo stato dell’arte delle I.C.T (Information and Communication Technology ) cioè le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, acronimo italiano : TIC , nell’inclusione didattica di allievi diversamente abili o con Bisogni Educativi Speciali.
Del primo incontro potete leggere l’articolo dedicato, mentre in questa sede vogliamo rappresentare i due incontri seguenti: Capovolgere i B.E.S. e Docenti 2.0 .
Capovolgere i B.E.S. è iniziato con la dottoressa Ludovica Genovese che ci ha spiegato l’universo degli allievi con bisogni educativi speciali innescando un dibattito intorno al P.D.P (Piano Didattico Personalizzato), alla sua stesura e condivisione, puntando l’attenzione sulla necessaria alleanza tra attori, in particolar modo tra famiglia , docenti e servizi.
Senza la quale dice la dott.ssa, tutto si fa difficile ed in salita. Alla domanda di una docente che poneva la questione: cosa fare se la famiglia non firma il P.D.P. perché in disaccordo, la dott.ssa ha risposto che alcune attività didattiche utili all’allievo possono essere proposte a tutto il gruppo classe e quindi fare parte della normale didattica.
Ad esempio l’utilizzo delle mappe concettuali non è un metodo di studio che porta giovamento soltanto ad allievi D.S.A. (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) i quali sicuramente ne traggono un grande vantaggio, ma sono indicate anche nella didattica per tutti gli allievi.
In questo modo se si è convinti della bontà di una pratica è possibile estenderla a tutti con ricadute benefiche a tutta la classe.
Il dibattito si è poi spostato sulla normativa e sui modelli per la valutazione della disabilità e dei Bisogni Educativi Speciali evidenziando le differenze tra le regioni Italiane e i servizi deputati a tali valutazioni: in alcune si segue ancora l’ ICD-10 (Classificazione internazionale delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentali, OMS, 1992) mentre in altre l ‘ICF[1] che è la classificazione del funzionamento, disabilità e della salute,
Il Prof. Flavio Genovese ha poi introdotto il tema, molto attuale, delle classi capovolte.
Quelle classi cioè dove viene attuata una didattica rovesciata, in cui è l’allievo che costruisce il proprio sapere utilizzando nel pomeriggio a casa la videolezione, preparata dal docente e postata online, e che diventa oggetto di discussione e rielaborazione in gruppo durante le ore di lezione al mattino a scuola. La lezione non è più frontale ma assume una connotazione diversa, simile al cooperative learning in cui il ruolo del docente diventa quello di tutor e facilitatore dell’apprendimento .
Nell’ultimo incontro che si è svolto sabato 18 Aprile il prof Renato Ceccon ha introdotto la figura del Docente 2.0 che si occupa di apprendimento legato alle Nuove Tecnologie (I.C.T.) e di inclusione.
Docente 2.0, titolo di questo incontro, è una etichetta che vuole indicare la progressione positiva dei docenti di sostegno e curricolari che adoperano le nuove tecnologie nell’azione didattica, siano esse Offline che Online.
Infatti il prof Ceccon ha iniziato il suo intervento salutando gli ospiti per mezzo del suo AVATAR installato nella piattaforma LMS[2] per l’e-learning “ Claroline “ del CTSVenezia.
Ha poi portato all’attenzione degli astanti alcuni esempi di Buone Pratiche inclusive di successo in cui i Sistemi autore (software aperti che si utilizzano offline) hanno avuto un ruolo decisivo .
Tali software sono molto importanti ci ha detto il prof. Ceccon perché permettono la realizzazione di Unità di Apprendimento Personalizzate, basate cioè sullo stile cognitivo dell’allievo e ritagliate e confezionate sui suoi bisogni. Sono inoltre perfettamente in linea con il concetto di Apprendimento Significativo, teorizzato da Ausubel, in contrapposizione a quello meccanico per ripetizione, dato che è possibile creare ambienti di apprendimento caratterizzati da elementi conosciuti e graditi all’allievo , i quali si integrano in uno “sfondo” familiare e dove i nuovi apprendimenti possono agganciarsi a quelli già posseduti.
Il prof. Ceccon ha poi presentato una mappa della galassia On Line, tracciando le differenze tra il web 1.0 caratterizzato dalla staticità delle pagine web, il web 2.0 dove è fondamentale l’interattività e il contributo degli utenti e il prossimo, ma non molto lontano, web 3.0 : il web semantico.
A questo proposito sembra che il nuovo rilascio del S.O. Windows 10 di Microsoft proponga agli utenti il browser Explorer 11 il quale incorpora “Cortona” , una applicazione per cui sfogliando una pagina Web sarà possibile, cliccando con il tasto destro del mouse, attivare una serie di informazioni calibrate sul significato del termine in relazione al nostro profilo.
Clicca sulla mappa per ingrandire
Il prof. Ceccon proiettando la mappa concettuale, da lui creata, del web. 2.0, evidenzia alcuni aspetti di cui è necessario tenere conto:
1- il fatto che il web 2.0 si configura sempre più come una applicazione generale, dove gli utenti possono eseguire tutte le attività legate all’ I.C.T. ( elaborazione dei testi, creazione di presentazioni, fare grafica, creazione moduli, usare fogli calcolo….) che normalmente si fanno offline e quindi i P.C. tendenzialmente potrebbero ridursi in molti casi a semplici terminali.
2- Il web 2.0 nella sua configurazione Cloud diventa il luogo perfetto per lo storage (deposito) di dati e contenuti, nella sicurezza della loro permanenza e disponibilità in qualsiasi luogo connesso, e con il valore aggiunto della loro possibile condivisione.
3-Non solo nascono ogni giorno sul web nuove applicazioni, di cui molte dedicate alla didattica, ma queste sono in continua evoluzione, cambiano e si migliorano di continuo senza bisogno di installazione o disinstallazione
4-Che una disamina puntuale di ogni possibilità offerta dal punto di vista didattico, dal webpublishing per mezzo dei CMS (Content Management System cioè sistemi di gestione dei contenuti) come ad esempio WordPress, Joomla, Drupal… alle piattaforme LMS (Learning Management System o Sistemi per la gestione dell’apprendimento a distanza), durante un seminario è impossibile per motivi di tempo e quindi fornirà alcuni spunti tra i più salienti nella prospettiva dell’uso didattico del Web 2.0.
Quindi il professore è passato all’illustrazione di alcuni importanti ambienti creati appositamente per la didattica come ad esempio Google for education, una suite di programmi per l’ufficio e altre applicazioni dedicate espressamente alla didattica, come ad esempio la classroom o google scholar, il motore di ricerca dedicato alla scuola e che risolve, almeno in parte, il problema della “la content curation o cura dei contenuti” cioè la validità provata e scientifica dei contenuti in linea.
Google for education è molto importante per diversi motivi, quali la possibilità di utilizzare applicazioni per l’ufficio e la didattica senza dover acquistare alcuna licenza, la sicurezza della reperibilità e permanenza dei dati e dei contenuti, la possibilità di condividere strumenti e contenuti la possibilità di collaborare a progetti … infatti è utilizzato da moltissime scuole e Università.
Interessante anche la disamina degli ambienti per l’E-Learning LMS ,come ad esempio Moodle o Claroline. vere e proprie piattaforme per l’apprendimento e la formazione a distanza soprattutto in rapporto al software eXelearning, un software opensource, creato da docenti per i docenti, il quale produce UdA distribuibili sia offline che online come pagine web, ma anche come oggetti SCORM “Shareable Content Object Reference Model” (Modello di Riferimento per gli Oggetti di Contenuto Condivisibile) uno standard internazionale riconosciuto e che si interfaccia con le sopracitate piattaforme LMS sfruttandone tutte le potenzialità.
Il professore ha poi illustrato altre possibilità didattiche per la realizzazione di oggetti d’apprendimento online e la creazione di classroom, come ad esempio Voki , adatta alle scuole primarie, per creare degli Avatar degli allievi e Voki classroom , e Blendspace una applicazione molto intuitiva per creare rapidamente lezioni online da condividere su classroom appositamnete create, adatta alle scuole secondarie e sfruttabile anche per la didattica rovesciata (flipped classrooms).
I partecipanti al seminario hanno poi potuto sperimentare queste ultime due applicazioni direttamente nel laboratorio dell’IIS Luzzatti.
Prof. Renato Ceccon
[1] Il 22 Maggio 2001, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha approvato la nuova Classificazione Internazionale del Funzionamento e delle Disabilità e della Salute, nota come ICF.
Lo scopo generale della classificazione ICF è di fornire un linguaggio standard e unificato che serva da modello di riferimento per la descrizione della salute e degli stati correlati. Essa definisce le componenti della salute e alcune componenti ad essa correlate (come l’istruzione e il lavoro).
L’ICF sostituisce le precedenti versioni denominate ICDH (del 1980) e ICDH-2 (del 1999).
[2] Un Learning Management System (LMS) è la piattaforma applicativa (o insieme di programmi) che permette l’erogazione dei corsi in modalità e-learning al fine di contribuire a realizzare le finalità previste dal progetto educativo dell’istituzione proponente. Il Learning Management System presidia la distribuzione dei corsi on-line, l’iscrizione degli studenti, il tracciamento delle attività on-line. Gli LMS spesso operano in associazione con gli LCMS (Learning Content Management System) che gestiscono direttamente i contenuti, mentre all’LMS resta la gestione degli utenti e l’analisi delle statistiche.